Vino spumante: 10 curiosità sulle bollicine per le feste e le grandi occasioni
Pubblicato da
il 26/12/2024
Il periodo delle feste è il momento ideale per celebrare con un brindisi e, quando si parla di festeggiamenti, lo spumante è senza dubbio il vino per eccellenza. Ma quali sono le diverse tipologie di spumante disponibili sul mercato e quali caratteristiche le distinguono? In questo articolo, esploreremo le curiosità e i dubbi più comuni riguardo a questi vini.
Il vino per eccellenza delle feste e delle grandi occasioni è senz’altro lo spumante. Stappare una bottiglia di vino con le bollicine ha infatti un significato di buon augurio, da condividere con un brindisi insieme ad amici e parenti. In commercio ve ne sono di varie tipologie: gli spumanti, infatti, si possono classificare in base al tipo di lavorazione impiegato, alla provenienza, al tipo di uva di partenza e al contenuto di zuccheri.
Riguardo a questi vini spesso sorgono alcuni dubbi: qual è la differenza tra spumante e Champagne? Che cosa significa “brut”? Meglio scegliere uno spumante “metodo classico” oppure uno prodotto con metodo Charmat? Si può bere lo spumante durante il pasto? Ecco alcune curiosità su questi particolari vini che forse non conosci.
1. Vino spumante e vino frizzante: che differenza c’è?
La differenza principale tra un vino spumante e uno frizzante riguarda la quantità di anidride carbonica presente. Più precisamente, la legge definisce un vino frizzante il prodotto che, conservato alla temperatura di 20 °C in recipienti chiusi, presenta una sovrappressione, dovuta all’anidride carbonica presente, compresa tra 1 e 2,5 bar.
Il vino spumante, invece, sempre conservato nelle medesime condizioni, deve presentare una sovrappressione dovuta all’anidride carbonica in soluzione non inferiore a 3 bar (che diventano 3,5 bar nel caso di un “vino spumante di qualità”). I vini frizzanti sono prodotti con gli stessi metodi utilizzati per gli spumanti (quindi metodo classico e Martinotti), ma con rifermentazioni meno lunghe e a pressioni inferiori.
2. Spumante brut, extra dry, dry: qual è la differenza?
La differenza tra queste tre tipologie di spumante riguarda la quantità di zuccheri presenti nel vino. A seconda del contenuto di zuccheri si utilizzano diciture diverse per designare i vini spumanti. Ecco quelle stabilite dalla legge:
- Brut nature, pas dosé, dosage zéro: se il tenore di zucchero è inferiore a 3 g/l; tali termini possono essere usati unicamente per i prodotti che non hanno subito aggiunta di zucchero dopo la rifermentazione;
- Extra brut: se il tenore di zucchero è compreso tra 0 e 6 g/l;
- Brut: se il tenore di zucchero è inferiore a 12 g/l;
- Extra dry: se il tenore di zucchero è compreso tra 12 e 17 g/l;
- Secco, asciutto, dry: se il tenore di zucchero è compreso tra 17 e 32 g/l;
- Demi‐sec, abboccato, medium dry: se il tenore di zucchero è compreso tra 32 e 50 g/l;
- Dolce: se il tenore di zucchero è superiore a 50 g/l.
A differenza di tutti gli altri vini, sulle etichette dei vini spumanti l’indicazione dei termini che indicano il tenore di zucchero è obbligatoria.
3. Qual è la differenza tra spumante e Champagne?
Il nome Champagne si riferisce alla denominazione di origine di uno dei più famosi vini francesi ed è sicuramente la più conosciuta al mondo specializzata in vini spumantizzati con rifermentazione in bottiglia, cioè prodotti con metodo classico o champenoise.Il termine “spumante” invece è molto generico, perché include tutti i vini con bollicine che presentano una pressione, dovuta all’anidride carbonica presente, superiore a tre bar, indipendentemente dal metodo di produzione utilizzato (classico o Martinotti/Charmat), dall’area di produzione o dai vitigni impiegati.
Se consideriamo per il confronto solo gli spumanti italiani prodotti con lo stesso metodo (classico) dello Champagne, questi non possono essere chiamati Champagne principalmente perché non sono prodotti nell’omonima zona geografica, situata a 150 km a nord est di Parigi, vicino alla città di Reims.
Ci sono differenze riguardo alle uve utilizzate? In realtà non molte. Per produrre Champagne è permesso utilizzare solo tre varietà di uve: Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier. Gli stessi vitigni, tuttavia, sono utilizzati, per esempio, per produrre alcune bollicine italiane come il Trento DOC o il Franciacorta DOCG (quest’ultimo non contempla però il Meunier). Pinot Nero e Chardonnay sono, inoltre, tra le uve utilizzate per la produzione dei vini Oltrepò Pavese metodo classico.
In pratica, come accade per ogni vino DOC, vini elaborati con stesse uve e stesso metodo non si possono denominare Champagne se prodotti al di fuori dell’area geografica omonima.
4. È meglio uno spumante prodotto con metodo classico o Charmat?
Non esiste una risposta assoluta, dipende dall’uva di partenza e dal prodotto che vogliamo ottenere. Spesso si sente dire che gli spumanti ottenuti con metodo classico, che prevede che la rifermentazione avvenga nel vino imbottigliato, siano qualitativamente migliori. Non è proprio così. Il metodo classico richiede certamente tempi più lunghi (anche diversi anni), è più complesso e anche più costoso. Ma per alcune uve non è la soluzione più adatta.
Il metodo Martinotti o Charmat, secondo il quale la rifermentazione e quindi la presa di spuma avviene in grandi recipienti a chiusura ermetica (autoclavi), è più semplice e consente di produrre uno spumante nel giro di qualche mese. Tuttavia, questo metodo è particolarmente indicato per la produzione di spumanti a partire da vitigni aromatici, come l’Asti Spumante da Moscato, il Brachetto dalla varietà omonima e il Prosecco da uve Glera. I profumi particolari di questi vini, infatti, risentirebbero della lunga sosta sui lieviti tipica del metodo classico, che quindi non è idoneo se si utilizza quel tipo di uve.
Questi metodi, quindi, non sono di per sé indice della qualità del processo produttivo utilizzato: il livello di qualità di un vino dipende dall’attenzione posta dal produttore in tutte le fasi di realizzazione del prodotto, dalla raccolta dell’uva al confezionamento.
5. Le bottiglie di spumante devono riportare l’annata?
Per gli spumanti, l’annata di produzione delle uve è obbligatoria solamente nel caso di spumanti DOC o DOCG millesimati, cioè prodotti con uve derivate da un’unica vendemmia (o almeno per l’85%, come prevede la legge se l’annata è indicata). Per il resto degli spumanti non è obbligatorio riportare questa informazione, anche se si tratta di vini DOC o DOCG, per i quali in genere questa indicazione deve invece apparire.
Sull’etichetta degli spumanti l’annata, quindi, non sempre è presente e ciò comporta sicuramente poca chiarezza nei riguardi del consumatore. È anche vero però che non sempre è possibile stabilire l’annata esatta di uno spumante. Il vino base utilizzato per la produzione degli spumanti non millesimati è generalmente ottenuto dalla miscelazione di più vini prodotti anche in annate diverse, pertanto non avrebbe molto senso indicare uno specifico anno in etichetta.Più che l’annata di vendemmia in questi casi, per gli spumanti metodo classico, sarebbe più utile invece trovare indicata la data di sboccatura, cioè dell’operazione con cui si eliminano i depositi nella lavorazione dello spumante; la sua data, infatti, è indicativa dell’età per i non millesimati. Per alcuni spumanti metodo classico (Franciacorta DOCG, Trento DOC) la data di sboccatura è obbligatoria.
Prima dell’acquisto è importante controllare questa data: occorre preferire nella scelta la sboccatura più recente perché significa che il vino è in commercio da non troppo tempo.
Per gli spumanti prodotti con il metodo Martinotti (che prevede la rifermentazione e quindi la presa di spuma in autoclavi, cioè in grandi recipienti a chiusura ermetica), invece, sarebbe utile trovare indicata la data di imbottigliamento.
6. Come conservare correttamente una bottiglia di spumante?
Un’opportuna conservazione è fondamentale per apprezzare al meglio le caratteristiche peculiari del vino, e degli spumanti in particolare. Le bottiglie chiuse di spumante, come qualsiasi altro vino, vanno conservate in un luogo ben areato e buio, a una temperatura costante di 10‐14 °C e umidità pari al 70 %, in posizione preferibilmente orizzontale.
Una volta aperta la bottiglia, se non consumata interamente, è meglio richiuderla con un apposito tappo metallico a pressione(stopper), che impedisce la dispersione delle bollicine. La credenza piuttosto diffusa, secondo cui un cucchiaino rovesciato introdotto nel collo della bottiglia eviterebbe la dispersione del gas, è falsa.
7. Come servire al meglio uno spumante?
La temperatura ottimale di servizio per un vino spumante è in genere di 6-8 °C, quindi prima di servirlo è opportuno prelevare la bottiglia dalla cantina circa un’ora prima e raffreddarla in un secchiello con ghiaccio tritato e acqua fredda oppure in frigorifero, coricata nella parte bassa tre-quattro ore prima di servirla.
Fate attenzione a non abbassare troppo bruscamente la temperatura del vino, per non alterare il suo equilibrio. Non è raccomandabile quindi porre la bottiglia anche per pochi minuti nel freezer.
8. Si possono bere gli spumanti durante il pasto?
Siamo abituati a pensare alle bollicine come vini da stappare quasi esclusivamente nelle occasioni di festa o per il brindisi di fine anno. In realtà gli spumanti sono molto versatili e si prestano in modo eccellente ad accompagnare tutto il pasto.
Per esempio, Trento e Franciacorta possono essere consumati come aperitivo oppure con antipasti saporiti, pasta ripiena, primi piatti con sugo di pesce, crostacei, pesci bolliti e cotti al forno. Accompagnano ottimamente anche le carni bianche, i formaggi freschi e di media stagionatura.
Il Pinot nero dell’Oltrepò Pavese è ideale per accompagnare salumi (salame, coppa piacentina, pancetta), antipasti di mare, risotti, frittate, piatti a base di verdure, di legumi e di pesce, comprese le fritture di mare e di terra. È perfetto in abbinamento a pizze e focacce.
Il Prosecco è un vino che si presta a molteplici occasioni di consumo: come aperitivo è riconosciuto a livello internazionale, in un rito che, partito dall’Italia, si è ormai diffuso in tutto il mondo. È ottimo in abbinamento con i prodotti della cucina locale: radicchio di Treviso e asparagi, impiegati nella preparazione di risotti, piatti a base di funghi (in particolare i porcini) e di formaggi tipici della regione. Eccellente anche per accompagnare sushi e sashimi.
9. Si può usare lo spumante per cucinare?
Come tutti i vini, anche gli spumanti possono trovare impiego in cucina. Pensiamo per esempio alla preparazione più rappresentativa di questo abbinamento, cioè il celebre risotto allo spumante. Ma non solo. Gli spumanti possono essere utilizzati, per esempio, per creare una pastella al posto dell’acqua frizzante per friggere delle verdure. Un altro impiego li vede come basi per preparare salse da accompagnare con pesce e carne oppure possono essere semplicemente usati per sfumare, per esempio dei gamberi in padella o un sugo di qualsiasi genere per condire la pasta. Quelli dolci possono essere usati anche come ingredienti nella preparazione di dessert, come crostate o cheesecake, o uniti alla crema pasticcera.
Molti hanno la convinzione che per cucinare si possa utilizzare anche il vino che non si considera più bevibile, avanzato da giorni, con aromi e sapori alterati. La qualità del vino, invece, è fondamentale: un vino scadente aggiungerebbe solo aromi e sapori sgradevoli al cibo.
10. Sai che stappare una bottiglia può essere pericoloso?
Quando vi accingete a stappare una bottiglia di spumante occorre davvero prestare molta attenzione. Un innocuo tappo potrebbe infatti trasformarsi, al momento del brindisi, in un vero e proprio strumento lesivo, causando danni anche di grave entità ai nostri occhi e a quelli dei nostri compagni di bevute. I traumi oculari causati da tappi di bottiglia sono più comuni di quanto si creda, soprattutto nei periodi delle festività quando il consumo di questi vini è notevole. I danni provocati dal trauma si risolvono a volte in un ematoma e perdita transitoria della percezione visiva; altre volte però occorre intervenire chirurgicamente e non sempre è possibile riparare i tessuti danneggiati. Osservate quindi queste semplici regole quando vi accingete ad aprire tutti quei vini il cui tappo è trattenuto dalla classica gabbietta metallica, raccomandate dall’American Academy of Ophtalmology (associazione americana che riunisce i medici oculisti ):
- La bottiglia deve essere stappata appena tolta dal frigorifero, quando ancora è ben fredda. Se infatti lo spumante contenuto inizia a scaldarsi il rischio di un botto improvviso è maggiore.
- Evitate di scuotere le bottiglie in modo violento.
- Dirigete la bottiglia verso il soffitto inclinata con un angolo di 45 gradi.
- Non puntatela mai verso le persone che vi stanno intorno.
- Tenete sempre la bottiglia al di sopra della linea dello sguardo.
Fonte: Altroconsuno
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